Come al solito si parla di rinnovabili e nucleare facendo una bella confusione su cause, motivi, soluzioni. Il blackout può essere anche stato prodotto dalle rinnovabili, ciò non deve essere motivo per demonizzarle. Dire però che il nucleare è stato un problema é abbastanza incredibile. La prima domanda è se il paese potrà arrivare a 100% rinnovabile oppure no. Tutti gli studi internazionali dimostrano che il mix energetico è la miglior soluzione con 10/20% di nucleare. Le centrali nucleare non sono più resilienti perché é il sistema ad essere andato in difficoltà e un solo generatore non può compensare la failure di una parte della rete. Il problema forse è che la Spagna è poco interallacciata con l’Europa quindi un problema sulla sua rete non può essere spalmato su una rete maggiore. I costi per sviluppare questa rete chi li paga? É indubbio che la gestione di una rete ad alte rinnovabili è più difficile e può causare scompensi e lo si vede quotidianamente in Germania e Paesi Bassi con eventi meno estremi. Demonizzare una tecnologia come il nucleare con le parole di chi sta chiudendo le centrali non é molto furbo perché é chiaramente di parte. Chiunque abbia a cuore l’ecologia non demonizza le rinnovabili ma capisce che il nucleare serve per compensare e avere un base load sulla rete. Come al solito fate propaganda anti nucleare mistificando la realtà. La domanda è sempre una sola: siamo in grado di avere solo 100% rinnovabili. A quale costo? Adesso i costi di sviluppo della rete elettrica, degli accumuli necessari, delle rinnovabili sono ribaltati in bolletta anche su tutte le altre fonti. Quando scorporeremo i costi di gestione ed elettrificazione forse le rinnovabili non saranno poi così concorrenziali.
È importante prima di tutto distinguere due livelli: la valutazione generale del nucleare come fonte nel mix energetico e l’analisi di quanto accaduto nello specifico blackout in Spagna.
L’articolo afferma che in quell’episodio concreto, il nucleare non ha rappresentato una soluzione. Alcuni reattori erano già fermi per motivi economici e quelli attivi si sono disconnessi insieme al resto della rete. Riportare la visione del presidente Sánchez è fondamentale in quanto ricopre la carica di primo ministro. Sánchez ha osservato che il nucleare, in quel contesto, non si è dimostrato più resiliente rispetto alle altre fonti.
Quanto al tema del mix energetico, è vero che molti studi internazionali considerano una quota di nucleare (intorno al 10-20%) utile per garantire la stabilità della rete in scenari altamente rinnovabili. Ma è altrettanto vero che ogni Paese valuta questa possibilità sulla base di considerazioni economiche, infrastrutturali e strategiche. In Spagna, il nucleare è oggi sempre meno competitivo rispetto al solare e all’eolico, anche a causa di un sistema di mercato che privilegia il prezzo marginale.
Infine, è corretto dire che l’integrazione delle rinnovabili richiede investimenti nella rete, negli accumuli e nella gestione della domanda. Tuttavia, lo stesso vale per il nucleare, che comporta costi elevati e rischi progettuali non trascurabili. La sfida, ad oggi, sta nel valutare il ruolo effettivo di ogni tecnologia in base alla capacità di contribuire a un sistema energetico sicuro, sostenibile ed economicamente efficiente.
Come al solito si parla di rinnovabili e nucleare facendo una bella confusione su cause, motivi, soluzioni. Il blackout può essere anche stato prodotto dalle rinnovabili, ciò non deve essere motivo per demonizzarle. Dire però che il nucleare è stato un problema é abbastanza incredibile. La prima domanda è se il paese potrà arrivare a 100% rinnovabile oppure no. Tutti gli studi internazionali dimostrano che il mix energetico è la miglior soluzione con 10/20% di nucleare. Le centrali nucleare non sono più resilienti perché é il sistema ad essere andato in difficoltà e un solo generatore non può compensare la failure di una parte della rete. Il problema forse è che la Spagna è poco interallacciata con l’Europa quindi un problema sulla sua rete non può essere spalmato su una rete maggiore. I costi per sviluppare questa rete chi li paga? É indubbio che la gestione di una rete ad alte rinnovabili è più difficile e può causare scompensi e lo si vede quotidianamente in Germania e Paesi Bassi con eventi meno estremi. Demonizzare una tecnologia come il nucleare con le parole di chi sta chiudendo le centrali non é molto furbo perché é chiaramente di parte. Chiunque abbia a cuore l’ecologia non demonizza le rinnovabili ma capisce che il nucleare serve per compensare e avere un base load sulla rete. Come al solito fate propaganda anti nucleare mistificando la realtà. La domanda è sempre una sola: siamo in grado di avere solo 100% rinnovabili. A quale costo? Adesso i costi di sviluppo della rete elettrica, degli accumuli necessari, delle rinnovabili sono ribaltati in bolletta anche su tutte le altre fonti. Quando scorporeremo i costi di gestione ed elettrificazione forse le rinnovabili non saranno poi così concorrenziali.
È importante prima di tutto distinguere due livelli: la valutazione generale del nucleare come fonte nel mix energetico e l’analisi di quanto accaduto nello specifico blackout in Spagna.
L’articolo afferma che in quell’episodio concreto, il nucleare non ha rappresentato una soluzione. Alcuni reattori erano già fermi per motivi economici e quelli attivi si sono disconnessi insieme al resto della rete. Riportare la visione del presidente Sánchez è fondamentale in quanto ricopre la carica di primo ministro. Sánchez ha osservato che il nucleare, in quel contesto, non si è dimostrato più resiliente rispetto alle altre fonti.
Quanto al tema del mix energetico, è vero che molti studi internazionali considerano una quota di nucleare (intorno al 10-20%) utile per garantire la stabilità della rete in scenari altamente rinnovabili. Ma è altrettanto vero che ogni Paese valuta questa possibilità sulla base di considerazioni economiche, infrastrutturali e strategiche. In Spagna, il nucleare è oggi sempre meno competitivo rispetto al solare e all’eolico, anche a causa di un sistema di mercato che privilegia il prezzo marginale.
Infine, è corretto dire che l’integrazione delle rinnovabili richiede investimenti nella rete, negli accumuli e nella gestione della domanda. Tuttavia, lo stesso vale per il nucleare, che comporta costi elevati e rischi progettuali non trascurabili. La sfida, ad oggi, sta nel valutare il ruolo effettivo di ogni tecnologia in base alla capacità di contribuire a un sistema energetico sicuro, sostenibile ed economicamente efficiente.
E qual miglior modo per criticare chi usa il blackout come pretesto per screditare le
Rinnovabili, che usarlo come pretesto per alimentare questa sciocca conflittualità tra rinnovabili e nucleare?
Sempre più esterrefatto dalla cosa...