Quella che riguarda le cosiddette “scie chimiche” è una delle teorie del complotto più longeve. Si tratta di una teoria cospiratoria senza alcun tipo di fondamento secondo cui i governi di diversi Paesi del mondo o altre entità sarebbero impegnati in un programma segreto per diffondere sostanze chimiche nell’atmosfera tramite gli aerei. Questa operazione provocherebbe pennacchi visibili nel cielo, del tutto simili, nell’aspetto, alle usuali scie di condensazione di norma prodotte dagli aeroplani. Si ipotizzano varie motivazioni per questa presunta irrorazione, tra cui il controllo del clima attraverso esperimenti militari di geoingegneria, la manipolazione del tempo atmosferico, lo sterminio della popolazione civile o, più recentemente, la vaccinazione contro la Covid-19 delle persone a loro insaputa.
Le scie di condensazione sono quelle che si producono di frequente in cielo al seguito di molti aerei e che sono formate, in realtà, dal vapore acqueo e dai gas di scarico rilasciati dai motori dei velivoli. Nonostante le varie spiegazioni sulla loro vera natura, le scie di condensazione hanno avuto – e continuano ad avere – un posto in prima fila nella disinformazione. Cerchiamo quindi di fare ordine in questo caos di notizie false.
Il primo a parlare di “scie chimiche” sembra essere stato Bill Brumbaugh, un conduttore radiofonico evangelista di Bozeman, una città del Montana, che nel 1995 ha ipotizzato la presenza di sostanze tossiche nel carburante degli aerei. A questo si è unita una società di consulenza senza scrupoli. Come ha ricostruito il giornalista Leonardo Bianchi, nel 1997 il tecnico microbiologico Larry Wayne Harris, un suprematista bianco dell’Ohio che è stato implicato in due casi di possesso di materiali biologici considerati pericolosi negli anni ‘90, ha fondato insieme al suo vicino di casa Richard Finke una società di consulenza “contro gli attacchi terroristici”.
L’impresa si chiamava Lwh Consulting e, per farsi pubblicità, Harris e Finke mandarono alcune email in cui annunciavano un imminente attentato. Finke aveva anche lanciato un’altra allerta (intitolata “Genocidio all’ingrosso”) in una mailing list sul bioterrorismo dove si faceva riferimento proprio alla possibilità che una sostanza tossica e cancerogena fosse stata mescolata al carburante degli aerei e cosparsa su parte del territorio abitato, arrivando a inquinarne le acque. Il testo di questa mail iniziò a circolare online, finché nel 1999 trovò legittimazione mediatica in un programma radiofonico dedicato a complotti e ufologia, intitolato Coast to Coast AM di Art Bell. William Thomas, un giornalista americano che manteneva un sito internet sulle scie chimiche e ha scritto libri sul tema, intervenne in una puntata, dando così la prima spinta di diffusione a questa notizia falsa. Da questo momento in poi la teoria delle scie chimiche ha subito varie evoluzioni, diffondendosi in tutto il mondo con uno straordinario successo.
In Italia, uno dei primi a parlare di scie chimiche è stato Rosario Marcianò, un geometra che con il tempo è diventato uno dei più grandi “esperti” di questo fenomeno. Dalla fine degli anni Novanta la teoria cospirazionista delle scie chimiche ha guadagnato sempre più seguaci che continuano a diffondere disinformazione sul tema non solo sui social network, ma anche attraverso manifestazioni di piazza e convegni. Nel Parlamento italiano sono state presentate addirittura interrogazioni parlamentari rivolte ai ministeri di Ambiente, Salute o Difesa. Spesso, per dare autorevolezza a questa teoria, viene fatta circolare la notizia secondo cui i governi di diversi Paesi avrebbero approvato misure per rendere legale l’utilizzo delle scie chimiche, ma si tratta sempre e comunque di notizie false.
Una delle “prove” portate più spesso a sostegno dell’esistenza delle scie chimiche sono foto che mostrerebbero serbatoi, tubi e pulsanti sospetti all’interno degli aerei. Nella maggior parte dei casi si tratta di fotografie utilizzate in modo fuorviante: mostrano realmente le parti di alcuni aerei, ma vengono diffuse senza il contesto necessario alla loro comprensione. Quando i seguaci della teoria delle scie chimiche additano barili come prova dello stoccaggio delle “scie chimiche” negli aerei, spesso fanno riferimento a quelli che in realtà sono i cosiddetti serbatoi di zavorra. Si tratta di contenitori riempiti d’acqua e utilizzati durante le prove di volo di un nuovo modello di aeroplano, per testare il centro di gravità a terra e durante il volo. I barili possono essere isolati o collegati con tubi, in modo da poter pompare l’acqua in volo per simulare i movimenti dei passeggeri. L’esistenza di queste cisterne di zavorra è documentata da svariate foto pubblicate sul web.
In altri casi, invece, le foto mostrano altri tipi di barili, adibiti allo stoccaggio di altri materiali. Alcuni aerei, infatti, hanno al loro interno una serie di serbatoi utilizzati per contenere il ritardante di fiamma destinato all’impianto antincendio. Altri, invece, utilizzano le cisterne per contenere combustibile o altre sostanze come disperdenti, cioè agenti chimici che alterano il comportamento fisico del petrolio sulla superficie del mare.
Un’altra narrazione che riguarda le scie chimiche è quella secondo cui queste sarebbero utilizzate per causare il cambiamento climatico, catastrofi ambientali oppure cambiamenti repentini del meteo. Prima di tutto è importante precisare che ci sono delle differenze tra tempo atmosferico in un dato momento e in un’area precisa (di cui si occupa il meteo) e clima. La differenza, infatti, sta nella misura di tempo. Le condizioni meteorologiche sono le condizioni dell’atmosfera in un breve periodo di tempo, mentre il clima descrive le condizioni meteorologiche di una determinata area per un lungo periodo di tempo. La crisi climatica attuale è un fenomeno che, secondo il consenso pressoché unanime di tutti gli scienziati, è causato in gran parte dalle attività umane che hanno avuto un apporto decisivo nel provocare una crescita eccessiva dell’anidride carbonica atmosferica. La Nasa riassume la situazione scrivendo che «l’attuale tendenza al riscaldamento è significativa perché è inequivocabilmente il risultato dell’attività umana a partire dalla metà del XX secolo e procede a un ritmo che non ha precedenti nei millenni».
Inoltre, Ella Gilbert, meteorologa del British Antarctic Survey (Bas), ha precisato ai fact-checker dell’agenzia di stampa Afp che «ondate di caldo, siccità, tempeste e inondazioni sono tutte causate da una varietà di condizioni diverse nell’atmosfera e sono spesso il risultato della combinazione casuale di eventi meteorologici», aggiungendo che è estremamente difficile influenzare un sistema così grande, complesso e caotico come il meteo.
Assodato che non si tratta di un complotto, resta però da chiarire la vera natura delle scie che si possono vedere in cielo al passaggio degli aerei. Secondo quanto riportato dall’Agenzia regionale protezioni ambiente (Arpa) del Friuli Venezia Giulia, le scie di condensazione sono prodotte proprio dalla condensazione del vapore acqueo contenuto nei gas di scarico dei motori degli aerei, in particolare degli aerei a reazione. I gas di scarico, a loro volta, sono il prodotto della combustione di idrocarburi che sono sostanzialmente costituiti da anidride carbonica, vapore acqueo e tracce di altri composti.
Dal punto di vista meteorologico, le scie di condensazione sono vere e proprie nubi artificiali che, al pari delle nubi naturali, si formano quando un volume d’aria si raffredda sino a raggiungere la saturazione del vapore acqueo in esso contenuto con la formazione di numerose goccioline e, se le temperature sono negative, da cristalli di ghiaccio. Questa tipologia di scie si forma quando i gas di scarico si raffreddano e si mescolano con l’aria circostante e l’umidità raggiunge un livello tale da consentire la condensazione dell’acqua.
La visibilità delle scie di condensazione è presumibilmente aumentata a partire dagli anni ’90 a causa del miglioramento dell’efficienza di volo degli aerei, della maggiore disponibilità di livelli e corridoi per il volo, e del costante incremento del traffico aereo commerciale.
Anna Toniolo è una giornalista freelance che si occupa di disinformazione, crisi climatica, questioni di genere e diritti umani, connettendo spesso questi macro temi tra loro. Lavora in Italia e all’estero, principalmente attraverso approfondimenti, reportage e inchieste.
Tutto molto interessante